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LITIGI E CONFLITTI DI COPPIA, ISTRUZIONI PER L'USO


Oggi cerchiamo di sfatare un luogo comune molto diffuso, soprattutto nei rapporti di coppia. Si tratta dell’idea per cui una buona relazione è quella in cui non ci sono conflitti e, tendenzialmente, non si litiga mai. Sembra quasi un’ovvietà: se moglie e marito vanno d’accordo su tutto avranno pochissime occasioni di contrasto e non si scontreranno mai, quindi – per definizione – saranno una buona coppia. Ma alle ovvietà, come sempre, dobbiamo stare attenti!
Dobbiamo anzitutto intenderci su che cosa significa “andare d’accordo”. Secondo il senso comune significa sostanzialmente avere gli stessi interessi, essere mossi dalle stesse passioni, pensarla nello stesso modo su molti aspetti della vita quotidiana e sulle questioni esistenziali più importanti (l’educazione dei figli, il sistema di valori di riferimento, il proprio “credo”). Significa, cioè, essere molto “simili” e quindi poter contare sulla possibilità di costruire spazi di esperienza e di pensiero comuni in cui ritrovarsi.
Eppure mi capita spesso, nella psicoterapia, di incontrare coppie sull’orlo della separazione che non hanno ragioni di conflitto eppure non riescono ad andare avanti e non si danno ragione di ciò che sta accadendo loro. Moglie e marito che non hanno mai litigato, o comunque poco, accomunati – sulla carta – da infinite ragioni per stare insieme e continuare il proprio percorso, ma che ad un certo punto della loro storia si trovano smarriti. Apparentemente senza un motivo, una ragione.
Perché? Che cosa è successo se, tutto sommato, sono la coppia di prima, con le stesse affinità, complicità, predilezioni, e via dicendo? La risposta più frequente su cui mi capita di lavorare proprio all’inizio del percorso psicoterapeutico è che la coppia non ha più nulla da dirsi. Ossia quel patrimonio di somiglianze e affinità, prezioso soprattutto nella prima fase della costruzione del rapporto, ad un certo punto si è esaurito e la coppia non ha più trovato “carburante” per alimentare il proprio rapporto.
Questo aspetto, nell’esperienza psicoterapeutica, è il più importante in assoluto nel definire la “salute” di una coppia. Potremmo esprimerlo in questi termini: l’energia che ognuno ci mette per alimentare quotidianamente l’interesse reciproco e costruire un progetto forte e sensato per entrambi. E’ questo il carburante - come l’abbiamo chiamato -  della coppia: l’investimento in termini di energie e risorse in vista di un obiettivo comune presente e futuro, più che un dato acquisito in virtù di un’affinità passata. Ciò che è stato, o che ha accomunato due persone, è un buon patrimonio di conoscenza reciproca, ma non è sufficiente a tenere insieme una coppia. Ciò che unisce e dà forza è di là da venire, sta in ciò che si ha da fare insieme come progetto di vita.
In questo senso il nemico più potente e subdolo della coppia non è quindi la conflittualità. Ci si può - amabilmente – scontrare anche sulle questioni più importanti, nel rispetto reciproco. Si può persino rimanere su posizioni antitetiche, quando siano chiare ad entrambi e non costituiscano motivo per la rottura della coppia (raramente mi è capitato di assistere alla fine di una relazione per motivazioni “ideologiche”, ad esempio). Ciò che incontro più frequentemente è invece l’“esaurimento” di un rapporto di coppia per mancanza di energie e investimento reciproco.
Dobbiamo ora capire come accade che “si disinvesta” in una relazione di coppia. Si tratta di un tema molto vasto, che inizieremo ad affrontare la volta prossima partendo da “come si litiga”…

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