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Visualizzazione dei post da agosto, 2017

CHE COSA DEVO ASSOLUTAMENTE DARE A MIO FIGLIO?

Questa settimana prendiamo avvio da una mail che mi è giunta proprio in rapporto alla rubrica “Psicologia e Vita” (all’indirizzo info@bassanipsicologo.it). E’ la lettera molto carica di umanità di una giovane donna che si avvicina alla grandiosa esperienza della maternità con qualche comprensibile preoccupazione e un altrettanto legittimo entusiasmo. La domanda che percorre tutta la mail potremmo sintetizzarla in questi termini: che cosa è indispensabile che io dia a mio figlio? Che cosa è fondamentale che gli passi in modo da farne una persona forte, sicura e, per quanto può dipendere da un genitore, felice? E’ la domanda delle domande, per un genitore, e la Psicologia dell’Età Evolutiva fin dalle sue origini (la Filosofia prima ancora) se l’è posta in modo radicale. Cerchiamo di rispondere partendo da alcune espressioni molto dirette di John Bowlby, il padre della teoria dell’attaccamento . “La caratteristica più importante dell’essere genitori? – si chiede Bowlby in un passaggi

COME SI FA A CREDERE IN SE' STESSI?

Oggi affrontiamo uno dei temi attorno ai quali c’è più interesse da parte del senso comune: la capacità di credere in sé stessi, la cosiddetta autostima . Su questo argomento nella letteratura specialistica, come anche nelle rubriche delle riviste a più ampia diffusione, si trova moltissimo materiale, con indicazioni e conclusioni tra loro abbastanza eterogenee, che fanno riferimento alle rispettive scuole di appartenenza dei diversi autori. Su questo, come su altri argomenti che abbiamo affrontato insieme, non avrebbe però senso cercare di fare un riassunto di ciò che la ricerca ha prodotto. Cerchiamo, piuttosto, di offrire una lettura abbastanza intuitiva dell’autostima , che possa dare delle indicazioni dirette su come lavorare su sé stessi in rapporto a questo tema. Partiamo, ancora una volta, dal senso comune. Sicurezza in sé stessi, nel gergo quotidiano, si traduce spesso con espressioni del tipo “sapere ciò che si vuole”, “essere tutti d’un pezzo”, “sapere il fatto proprio”

CHE COSA VUOL DIRE "TI AMO"?

In questo intervento ci concediamo una piccola digressione, tra psicologia e costume, relativamente all’uso che facciamo delle parole e al significato che attribuiamo loro . Partiamo dall’espressione d’amore per antonomasia: “Ti amo”. Ciò che diremo è però riferibile a qualsiasi espressione di cui facciamo uso, soprattutto se ha a che fare con sentimenti e stati emotivi. Che cosa significa “Ti amo”? E che uso facciamo di questa espressione? – ci siamo chiesti. Domanda di centrale importanza nella vita di ciascuno se consideriamo il fatto che attorno alla vita affettiva, ossia all’amore, si gioca gran parte della partita della felicità. Prendo questo delicatissimo argomento un po’ alla larga, a costo di sembrare di andare fuori tema, partendo da uno dei padri del pragmatismo americano, Charles Sanders Peirce , che abbiamo già avuto modo di citare. Nella sua grandiosa riflessione sull’uso del linguaggio e sul suo significato è arrivato a definire un criterio molto chiaro e univoco